Recensione X-Box Series X-S
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Titolo del gioco:
Paradise Lost
Anno di uscita:
2021
Genere:
Azione / Avventura
Sviluppatore:
PolyAmorous
Produttore:
All in! Games
Distributore:
Xbox Store
Multiplayer:
Assente
Localizzazione:
No
Requisiti minimi:
Console della famiglia Xbox (Xbox One, Xbox One S, Xbox One X, Xbox Series X|S) - Un abbonamento Xbox Live per obiettivi e salvataggio - 14 GB di spazio libero su disco - Prezzo: €14,99
Box
  • I bunker erano evidentemente attrezzati per una lunga autonomia.
  • C'era anche molto lusso l&agrave; sotto, per ospitare persone importanti.
  • Una desolata stazione, che deve aver vissuto tempi migliori.
  • Nei bunker si faceva di tutto, compreso timbrare il cartellino.
  • Tutto comincia da questa foto: chi &egrave; quel tizio insieme alla mamma?
  • La carenza della localizzazione &egrave; grave. Qua andrete per tentativi.
  • Ci sono documenti disseminati ovunque e tutti raccontano una storia.
  • Una volta qui c'era sicuramente una bandiera... una volta.
  • Una stazione enorme ormai in disuso.
  • Non sono i bei fondali o i dettagli a mancare in Paradise Lost.
Redattore: Giuseppe 'Isg71' Iraci Sareri
Pubblicato il: 14-04-2021
Il dramma del piccolo Szymon in un futuro distopico: un intreccio narrativo che prova a mostrarci ciò che sarebbe potuto essere e che invece non è stato.

Il Projekt Riese fu un progetto ideato dalla Germania di Hitler a ridosso del 1943 e 1945 e prevedeva la costruzione nel territorio della Bassa Slesia di una serie di bunker sotterranei nei quali spostare una parte selezionata della popolazione prima di sferrare l'attacco definitivo al resto del mondo. Si è tanto discusso circa l'edificazione di queste 7 strutture segrete, collegate da una fitta rete di comunicazione e interrotta, come sappiamo, dall'intervento degli Stati Uniti che ribaltò le sorti del conflitto mondiale. L'avventura di PolyAmorous prova a mostrarci cosa sarebbe successo se la Germania avesse completato la costruzione di armi nucleari e gli Stati Uniti non fossero intervenuti prima del 1955 e cioè a Projekt Riese ultimato. I cittadini "più meritevoli" sarebbero stati trasferiti nei bunker, progettati per garantirne l'autosufficienza, prima di un attacco nucleare di Hitler che avrebbe isolato gli stessi dal resto del mondo in attesa di tempi migliori.

LA TRISTE STORIA DI SZYMON

Nel distopico sogno dei realizzatori del gioco, solo più avanti i bunker sarebbero stati assaltati e controllati dalla resistenza polacca salvo poi lasciare a noi il compito di scoprire cosa accadde dopo. Il protagonista del gioco è Szymon, un dodicenne polacco che, dopo aver perso la madre, decide di mettersi alla ricerca di un uomo raffigurato in una foto insieme alla donna e per farlo si reca nel bunker alla ricerca di indizi. Siamo ormai arrivati negli anni '80 e il senso di abbandono di quelle strutture pervade sia la narrazione che la rappresentazione grafica: tutto è deserto ormai, ma sembra avere molto da raccontare attraverso una serie di documenti, poster, macchinari ormai immobili presenti all'interno delle varie stanze. Durante la nostra esplorazione faremo anche la conoscenza di Ewa, una ragazza rimasta chiusa all'interno del bunker, l'unica che potrà aiutarci a fare chiarezza. La narrazione, di conseguenza, passa attraverso l'elaborazione del lutto da parte del ragazzo e attraverso una storia ormai dimenticata che sembra nascondere drammi più grandi di lui.

CINQUE CAPITOLI DI GIOCO

Tutta la storia si articola in 5 capitoli, coincidenti guarda caso, con le cinque fasi del lutto/abbandono che sta vivendo il giovane protagonista. Nelle 4-5 ore necessarie per completare la storia, scenderemo sempre più in profondità toccando con mano di volta in volta l'orrore misto alla speranza celati in quelle mura e in tutti gli oggetti che raccolgono lettere, sogni, speranze, rapporti militari cercando ogni volta di leggere tra le righe e di completare la nostra ricerca. All'inizio del gioco ci vengono date solo pochissime e frammentarie informazioni, segno di una tendenza sempre più attuale di sviluppare la narrazione direttamente in-game, passo dopo passo. La visuale è rigorosamente in prima persona con la levetta analogica sinistra del controller che ci permetterà gli spostamenti e la destra che invece controllerà la telecamera. Notiamo fin da subito che i tasti richiesti sono veramente pochissimi, principalmente il tasto A ci consentirà di interagire con i vari oggetti trovati in giro. Per il resto tutto si comporta apparentemente come un walking simulator a tutti gli effetti limitandosi però a semplice esplorazione e con una interazione ridotta all'osso.

MA COSA C'È DA FARE?

L'unica azione che ci verrà richiesta riguarderà l'attivazione di alcune leve o l'accensione di diversi congegni. In realtà tutta l'avventura sembra una vera e propria visita guidata focalizzando l'attenzione sulla storia e riducendo al minimo la componente ludica. Muniti di un accendino e seguendo i punti indicati (fortunatamente) sullo schermo, ci sposteremo su binari pre-stabiliti raggiungendo una stanza dopo l'altra e al contempo soffermandoci ad osservare i vari documenti trovati in giro. In realtà la trama di gioco è comunque interessante a testimonianza di quanto sia importante conoscere e capire - lo scopo è fondamentalmente questo - a cosa avrebbero portato scelte diverse da parte dell'uomo in un momento delicatissimo come il secondo conflitto mondiale e il tutto va di pari passo con la missione privata di Szymon. Non tutte le domande messe in campo durante il nostro percorso troveranno risposta e lo stesso finale richiede valutazioni squisitamente soggettive per essere apprezzato o meno ma, in linea di massima, il baraccone narrativo messo in campo dagli sviluppatori regge abbastanza bene e risulta anche stimolante per il giocatore.

CONSIDERAZIONI FINALI

Una volta parlato del buon comparto narrativo, dal punto di vista tecnico non abbiamo riscontrato problematiche di sorta: ogni oggetto è collocato al posto giusto e tutti i documenti trovati sono sempre coerenti con la storia che ci vogliono raccontare, così come anche la definizione dei vari oggetti e dei giochi di luci e ombre fa il proprio dovere pur senza gridare al miracolo. Anche le musiche di accompagnamento sono gradevoli all'udito mentre manca completamente la localizzazione in lingua italiana anche per i sottotitoli, rendendo di fatto proibitiva la comprensione della storia a chi non mastica almeno l'inglese. Limitazione molto pesante per un gioco che centra sul racconto tutta la sua essenza.


Dal punto di vista gameplay la problematica principale è la scarsa componente ludica del prodotto. A parte premere qualche leva o attivare qualche congegno, non c'è altro da fare, se non camminare e guardare. Se Paradise Lost fosse stato pubblicato come una presentazione interattiva non ci sarebbero state obiezioni, ma viene invece edito sul mercato come un videogame pur non rispettandone neanche i canoni base. Di conseguenza siamo davanti a una bella storia che merita di essere seguita e vissuta, ma non cercate in Paradise Lost enigmi, nemici, azione o altri generi di divertimento videoludico perché non ne troverete.

Modus Operandi:

abbiamo seguito le vicende di Szymon grazie a un codice fornitoci dagli sviluppatori tramite Terminals.io.

Paradise Lost racconta una bella storia che, intrecciandosi con il dramma del protagonista, ci mostra cosa sarebbe successo in una realtà alternativa. La trama è interessante, costellata di punti di domanda (non tutti risolti) e di testimonianze tutte da leggere e da scoprire, in grado di intrattenerci per tutta la durata del gioco. Dal punto di vista ludico, invece, il gioco si presenta come un walking simulator ridotto troppo all'osso rendendoci spettatori poco partecipi di tutta la storia, allontanandosi pesantemente dai canoni minimi richiesti a un videogame. Inoltre manca la localizzazione in lingua italiana, motivo per il quale ci troviamo costretti a consigliarne l'acquisto solo a chi conosca almeno l'inglese e a chi vuole vivere un'avventura più da spettatore che da protagonista.
  • Storia interessante e ben raccontata
  • Belle ambientazioni e bei documenti
  • Manca la localizzazione in lingua italiana
  • C'è veramente molto poco da fare
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