Recensione X-Box Series X-S
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Titolo del gioco:
The Medium
Anno di uscita:
2021
Genere:
Avventura / Azione
Sviluppatore:
Bloober Team
Produttore:
Bloober Team
Distributore:
Xbox Store
Multiplayer:
Assente
Localizzazione:
Solo testo (no audio)
Requisiti minimi:
Console Xbox Series X|S - un account Xbox Live per il download - 22 GB di spazio libero su disco - Prezzo: €49,99
Box
  • Tutto comincia con una ragazza morta...
  • Jack, il patrigno di Marianne ha bisogno di aiuto per andare oltre.
  • Ci troviamo a Cracovia, negli anni 90.
  • Due realt&agrave; messe a confronto eppure profondamente connesse tra di loro.
  • Quello spirito si chiama Tristezza e ci racconta di com'era la vita una volta a Niwa.
  • Tristezza &egrave; una ragazzina sola... non gioca da troppo tempo.
  • Le fonti di energia spirituale... utili per ricaricarsi.
  • Lo stile del gameplay richiama tantissimo Resident Evil e Silent Hill.
  • La foresta &egrave; buia e, naturalmente nebbiosa, un bel posticino.
  • Sistemare la salma di Jack servir&agrave; a prendere confidenza con i comandi di gioco.
  • Lo split screen &egrave; geniale e profondamente funzionale.
  • Nella realt&agrave; non abbiamo nessuno davanti, ma nell'altra dimensione le cose cambiano.
Redattore: Giuseppe 'Isg71' Iraci Sareri
Pubblicato il: 13-02-2021
Attingendo a piene mani dai capolavori dell’horror videoludico il nuovo gioco di Bloober Team ci promette un’avventura piena di tensione e colpi di scena.

The Medium è un horror psicologico che, con la visuale in terza persona e un’ambientazione pregna di tensione, è facilmente assimilabile ad altri capolavori arcinoti come Resident Evil e soprattutto Silent Hill. In realtà i riferimenti sarebbero anche tanti altri, soprattutto per un plot narrativo che danza costantemente sul filo del rasoio con una tensione costante tipo Dead Space magari a discapito del jumpscare (colpi di scena improvvisi) e questo avviene grazie a una narrazione convincente e a una regia di alto livello. Il tutto gravita sulla soggettività del concetto di paura, stato emotivo sempre più difficile da far provare a giocatori che ormai, in tante anni di produzioni letterarie, cinematografiche e videoludiche ne hanno viste davvero di tutti i colori rappresentando di fatto un pubblico sempre più difficile da accontentare. La storia di Marianne si intercala perfettamente nell’ambientazione di The Medium con una ragazza che ne ha viste così tante al punto da vivere quasi serenamente una doppia vita senza riconoscersi in nessuna di questa.

LA POLONIA DEGLI ANNI 90

L’ambientazione di The Medium è collocata cronologicamente nella Polonia degli anni ’90, in quel di Cracovia. Il filmato introduttivo che apre le danze ci dice che “comincia tutto con una ragazza morta”, salvo poi passare la palla al tragico evento della morte del padre adottivo di Marianne. Tra formalità da sbrigare per il funerale dell’amato Jack e una misteriosa telefonata ricevuta da uno strano tizio che si trova al resort Niwa, la trama di gioco si rivela pian piano caratterizzando passo dopo passo la protagonista del gioco: Marianne è una ragazza orfana che convive fin da piccola con poteri speciali che le permettono di dialogare con le presenze che vivono nell’aldilà.


In realtà il gioco vero e proprio comincia con il nostro viaggio presso il Niwa, mentre la fase precedente serve principalmente a farci prendere confidenza con il sistema di gioco e con i comandi. Fatto sta che ci si abitua gradualmente ai poteri di Marianne con il risultato finale di accettare la particolare condizione della protagonista così come ha fatto lei fin da piccola e le sue doti molto particolari finiranno con il sembrarci perfettamente normali. Marianne è un’eroina molto particolare: non ha paura di spiriti e affini, ma manifesta comunque la sua fragilità dovuta a una vita vissuta in perfetta solitudine nel mondo reale. Senza voler incorrere nel rischio di fastidiosi spoiler la caratterizzazione della protagonista si svela attraverso documenti, fotografie da sviluppare, appunti trovati in giro che, come tanti tasselli di un puzzle finiranno poi per comporre un quadro spettacolare per dettagli e visione d’insieme.

La Polonia degli anni ’90 presenta le ferite del crollo del regime, delle agitazioni dovute al movimento Solidarność e offre uno scenario di decadenza e sofferenza. In questo contesto si inserisce perfettamente il resort Niwa, dove giocheremo quasi tutta l’avventura, struttura fatiscente che è un lontano ricordo di periodi migliori quando, per motivazioni più propagandistiche che umanitarie veniva affollato quotidianamente da tanti visitatori. La storia del resort è dubbia, fondata più su dicerie che su dati reali e parla di uno spaventoso massacro avvenuto all’interno delle sue mura. Inizialmente non sapremo molto altro salvo avere la consapevolezza che quella vecchia struttura ha ben più di un motivo per ospitare presenze inquiete che non vedono l’ora di raccontare la propria storia a una sensitiva come Marianne. La struttura è decadente, sporca e presenta tutti i segni di un abbandono durato almeno 20 anni, ma ogni angolo delle sue stanze sembra nascondere segreti inenarrabili. In questa ambientazione la nostra protagonista, passo dopo passo cercherà di trovare il bandolo della matassa e possibilmente di trovare e salvare anche l’autore della misteriosa telefonata.

NOI E L’ALTRO MONDO

La sensitività di Marianne le permette di parlare con le anime che popolano il mondo dei più, attraverso dei canali di comunicazione che spesso sfuggono al suo stesso controllo. Le due diverse dimensioni esistenziali sono quindi in continua comunicazione fra di loro ma solo in determinati momenti. La sensazione iniziale, quando Marianne entra in comunicazione con lo spirito di Jack, è per una volta quella giusta: la nostra ragazza ha sempre utilizzato le sue doti per cercare di fare del bene tanto nel mondo reale che in quello spirituale. D’altro canto la realizzazione videoludica di questi fenomeni, più difficile di quanto si possa immaginare ha dalla sua una sapiente regia che, oltre ad alternare l’atmosfera cupa del mondo reale con il design surreale e distopico della dimensione ultraterrena, riesce a toccare le corde delle nostre emozioni. Una palla che rotola inspiegabilmente per le scale, diventa nel mondo spirituale il gioco preferito dello spirito di una bambina che da troppi anni non ha nessuno con cui giocare. Marianne queste entità le capisce, sa come parlare con loro e come confortarle, perché in fondo sono state la sua unica e vera compagnia durante tutta la sua crescita. Come dicevamo la nostra protagonista vive a cavallo di due dimensioni senza tuttavia mostrare appartenenza con nessuna di esse ma se dovessimo obbligatoriamente scegliere quale delle due le è più vicina, opteremmo senza alcun dubbio per la dimensione spirituale.

Il gioco ci presenta continuamente questi momenti che ci impauriscono e poi ci tranquillizzano perché ciò che è invisibile e inspiegabile in questa vita è invece chiaro e giustificabile nell’altra. Il mondo reale si mostra angosciante, desolato, apparentemente disabitato con chiarissimi riferimenti alle ambientazioni del famosissimo Silent Hill. L’altro mondo invece si presenta surreale, strano, distopico chiaramente ispirato alle opere del pittore polacco Zdzislaw Beksinski ma strizzando l’occhio anche ad altri pittori surrealisti come Dalì o Magritte. Abbiamo citato volutamente alcuni mostri sacri della pittura proprio per esaltare la qualità artistica delle ambientazioni del mondo spirituale di The Medium: le varie locazioni sono vere e proprie opere d’arte in movimento con una cura ai dettagli che riescono alla perfezione a descrivere il vero e proprio limbo dove si trovano le anime che parlano con noi.