Recensione X-Box Series X-S
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Titolo del gioco:
Far Cry 6
Anno di uscita:
2021
Genere:
Sparatutto in prima persona / Azione / Avventura
Sviluppatore:
Ubisoft Toronto
Produttore:
Ubisoft
Distributore:
Ubisoft Italia
Multiplayer:
Cooperativo a 2 giocatori
Localizzazione:
Solo testo (no audio)
Requisiti minimi:
Console della famiglia Xbox One (Xbox One, Xbox One S, Xbox One X), Xbox Series X|S - una connessione a banda larga - un account Xbox - un abbonamento a Xbox Live Gold per il gioco online - 69 GB di spazio libero su disco - Prezzo €69,99 (Standard Edition), €99,99 (Gold Edition), €119,99 (Ultimate Edition)
Box
  • Tre amigos, uno pi&ugrave; carino dell'altro.
  • Siamo all'inizio del gioco. Gli effetti speciali dell'incendio, luci e ombre su una TV all'altezza rendono a meraviglia.
  • Le guardie di Castillo ci stanno cercando. Meglio evitare di farci vedere.
  • Dal menu potremo accedere ad arsenale, missioni, inventario, ecc...
  • Le zipline ci permettono di scendere a valle velocemente.
  • Siamo a cavallo, il mezzo di trasporto pi&ugrave; adatto in quelle strade sterrate.
  • I tutorial sono chiari ed esaustivi e compaiono ogni volta che c'&egrave; qualcosa di nuovo.
  • Il telefono ci aiuta a marcare la posizione dei nemici e le loro debolezze.
  • Dalla ghiera delle armi possiamo scegliere velocemente cosa utilizzare.
  • Il mezzo di trasporto pu&ograve; essere richiamato in qualsiasi momento, e ce ne sono davvero tanti a disposizione.
  • Le cutscene, ottimamente realizzate raccontano la storia in modo eccellente.
  • Oltre che nelle cutscene, anche negli hub possiamo vedere integralmente il nostro avatar, novit&agrave; questa per la serie Far Cry.
  • Il telefono ci serve anche per marcare gli obiettivi.
  • La foto, in questo caso, non rende giustizia allo scenario, stracolmo di dettagli.
  • Chorizo &egrave; utile per molte cose, basta utilizzarlo con saggezza.
  • Ce ne vuole di impegno per &quot;fregare&quot; questa bella macchina a El Presidente.
  • I manifesti del dittatore sono ovunque, a voler sancire il suo enorme potere.
  • Non ci sono molti scorci di paesaggi nel gioco ed &egrave; un peccato.
Redattore: Giuseppe 'Isg71' Iraci Sareri
Pubblicato il: 30-10-2021
Quando la tirannia è legge, la rivoluzione è ordine!

Con questa frase più volte presente all'interno del gioco si riassume il concept narrativo di Far Cry 6. Un'isola tropicale, ispirata chiaramente a Cuba, vessata da un dittatore senza scrupoli che maschera con buoni propositi la sua ferocia e la sua bramosia di potere. Uno dei punti comuni tra i vari episodi della serie Far Cry è sicuramente la caratterizzazione di un cattivo (in gergo moderno villain) attorno al quale costruire un'intera storia. Questa volta a vincere la selezione è stato il bravissimo attore Giancarlo Esposito, il Gus Fring di Breaking Bad, chiamato a impersonare lo spietato dittatore Anton Castillo. Una volta salito al potere, di certo non democraticamente, ha raccolto l'eredità di 47 anni di anarchia che hanno flagellato l'isola di Yara, fin dalla lontana rivoluzione indipendentista del 1967.


Miseria, disperazione, ignoranza, sono il giusto terreno di coltura per una popolazione facile da controllare e sottomettere. Come cantava il buon Roberto Vecchioni in uno dei suoi brani più belli (Velasquez... -NdR) "da sempre popoli e padroni". Toccherà a noi, naturalmente, sovvertire l'ordine costituito per rovesciare il dittatore e dare alla popolazione dell'isola un'altra chance, naturalmente al grido di "W la Revolucion!"

DANI ROJAS

Il nostro protagonista, Dani Rojas (a nostra scelta se di sesso maschile o femminile) ha un curriculum di tutto rispetto. Orfano, abituato alla sopravvivenza e con un passato da guerrigliero, è il candidato giusto per guidare un assalto al potentissimo Castillo anche se, come spesso accade, viene trascinato nel conflitto quasi di forza. Il suo obiettivo principale infatti è quello di fuggire da Yara insieme alla sua amica, salvo rendersi conto che il destino ha tessuto una trama ben diversa. Intercettato su una nave in fuga nientemeno che dal dittatore in persona, assiste a un vero e proprio massacro di innocenti e al contempo alla rivelazione del vero punto debole di Castillo: il figlio Diego, infatti, in contrapposizione alle scellerate idee del genitore, stava provando a fuggire da lui proprio sulla stessa barca del nostro protagonista. Naturalmente il nostro Dani riesce a sopravvivere alla mattanza, risvegliandosi sulla spiaggia di Isla Santuario e bloccato nuovamente su quell'isola dalla quale stava cercando di fuggire.


Faremo immediatamente la conoscenza di Clara Garcia, una risoluta ragazza comandante il gruppo rivoluzionario Libertad e successivamente conosceremo anche l'ex soldato Juan Cortez e molti altri personaggi tutti splendidamente caratterizzati ed estremamente interessanti. Procedendo nel gioco infatti incontreremo anche le altre fazioni rivoluzionarie con le quali allearci per cercare di rovesciare il regime di Castillo, come la famiglia Montero nella regione di Madrugada e i Maxima Matanzas nella Valle de Oro.


Una volta iniziato il gioco, a destare la nostra attenzione, saranno le splendide cutscene dove, vera novità per il brand, il nostro protagonista verrà mostrato nella sua interezza (e non con la consueta visuale in prima persona). Assisteremo a dialoghi - purtroppo non doppiati in italiano - ben strutturati, interessanti e soprattutto rivelatori sulla trama, con una buona alternanza di drammaticità e humour complice anche la buona caratterizzazione di comprimari e personaggi secondari che, pur non brillando sempre per definizione grafica, hanno tutti un carisma non di poco conto.

IL REGIME BRUTALE DI CASTILLO

Il villain di Far Cry 6, naturalmente, è il punto focale di tutta la narrazione anche se, pur con l'ottima interpretazione di Giancarlo Esposito, non riesce a "bucare lo schermo" al pari di alcuni suoi predecessori. Non siamo infatti ai livelli di Vaas Montenegro (uno dei migliori villain di sempre) visto in Far Cry 3, di Pagan Min di Far Cry 4 oppure del "grande" Joseph Seed protagonista di Far Cry 5. Questo avviene per la natura stessa del personaggio che, pur nella sua spietatezza, finisce con l'essere abbastanza prevedibile anche per la sua lucidità mentale e l'assenza di incontrollabile follia. A risollevare le sorti della trama concorrono i suoi comprimari e tutti gli altri personaggi secondari, nei confronti dei quali gli sceneggiatori del gioco hanno davvero concentrato buona parte dei loro sforzi.


Come dicevamo in prefazione, ogni dittatore che si rispetti maschera la sua sete di potere dietro un obiettivo umanitario e comunque lodevole e Anton Castillo non fa di certo eccezione. Tutto gravita attorno al Viviro, una sostanza creata da una sofisticazione delle piante di tabacco di Yara che si rivela una cura efficace contro il cancro. Naturalmente le intenzioni di Castillo sono prettamente economiche e non benefiche, e a farne le spese sono gli abitanti dell'isola di Yara costretti a turni massacranti per incrementare la produzione in un regime di vera e propria schiavitù.


Come capita sovente in questi casi (la storia reale insegna) gli esseri umani diventano pedine di poco conto all'interno dello scacchiere e se moriranno a causa anche dei veleni necessari per ottenere la tanto agognata sofisticazione delle piantagioni, pazienza, verranno rimpiazzati da altri. Un regime che, naturalmente, viene applicato con la forza anche grazie a un imponente esercito al soldo del dittatore, dotato di tutte le scale gerarchiche necessarie e munito di un arsenale di tutto rispetto che, ripristinando legge marziale e coprifuoco, ha messo l'intera popolazione sotto scacco.

LA MARTORIATA ISOLA DI YARA

L'isola di Yara che fa da setting per il gioco è veramente enorme: divista in tre macro-regioni, oltre a Isla Santuario presenta tutti i paradigmi tipici delle ambientazioni possibili in un videogame: foreste tropicali, spiagge, paludi, ma anche montagne e villaggi tutti da esplorare. Ne viene fuori un open world davvero vasto all'interno del quale sarà molto facile perdersi, complici anche le tantissime missioni secondarie che ci distoglieranno dall'obiettivo principale per trasportarci nella componente esplorativa del gioco che, probabilmente, è ancora più importante della fase action vera e propria. Pur mantenendo uno stile vintage, con scarso approccio tecnologico, giustificato dalla presenza del regime che ha filtrato ogni contaminazione esterna, in ogni angolo dell'immensa mappa c'è sempre qualcosa da fare: liberare ostaggi, distruggere avamposti, rubare carburante, cercare tesori e pescare sono solo alcuni esempi della vastità del gameplay che, come già visto anche negli episodi precedenti, lascia al giocatore la libertà di scegliere se andare dritto per dritto nella storia principale oppure deviare dal percorso dedicandosi anche ad altre attività. Naturalmente ad agevolare gli spostamenti sono i tanti mezzi messi a disposizione quasi da subito (e non conquistabili come in passato) in grado di aiutarci nel gioco.


Principalmente il caro "vecchio" cavallo rappresenta il mezzo di locomozione principale nelle strade impervie di Yara, anche se potremo utilizzare le auto (questa volta richiamabili dalla ghiera dei controlli di gioco), elicotteri, aerei, quad e perfino mezzi militari e carri armati, tutti disponibili una volta depositati in garage la prima volta. Non mancheranno naturalmente gli spostamenti rapidi da una regione dell'isola all'altra, resi attivi una volta che avremo smantellato e conquistato i vari avamposti dell'esercito di Castillo.


In ogni angolo di Yara, dicevamo, c'è sempre qualcosa da fare e da vedere come quando, in un approccio più stealth, rigorosamente con le armi in tasca e possibilmente corrompendo qualche guardia, ci avvicineremo a un villaggio per osservare le azioni dei vari NPC del posto. Ci troviamo probabilmente, davanti all'episodio più longevo dell'intera serie, con una durata difficilmente preventivabile proprio per le tantissime cose da fare e per la libertà del giocatore nello scegliere uno o l'altro stile di gioco: proprio per dare qualche numero però saranno necessarie almeno 25 ore di gioco per completarlo e tralasciando buona parte delle attività secondarie.

LA VARIETÀ DELLE MISSIONI

In linea di massima a fare le spese di un background così vasto è la varietà stessa delle missioni che finiscono alla fine per ripetersi un po': rubare un composto utile al moto rivoluzionario senza farci scoprire, scardinare posti di blocco, conquistare avamposti oltre a un paio di missioni speciali come Mesozoico e Maceo, accessibili da un qualunque hub di gioco e sulle quali non vogliamo rivelarvi più di tanto. Lo stesso si può dire per le missioni secondarie, spesso marginali ai fini dell'economia di gioco al punto che qualche volta ci troveremo anche a trascurarle volutamente per tentare di andare avanti.


Fondamentalmente a variare è l'approccio nostro alle stesse missioni: lanciarci a testa bassa in un caotico valzer di sparatorie ed esplosioni oppure optare per un avvicinamento più stealth e silenzioso. Sotto questo punto di vista la bilancia di Far Cry pende sempre a favore di un assalto caotico a discapito di una fase stealth che a lungo andare si rivela ardua da mettere in pratica e poco funzionale allo scopo. Tuttavia, muoversi con circospezione una volta marcati i punti nevralgici degli avamposti nemici, questa volta fotografandoli con un cellulare anziché con la vecchia fotocamera, dà le sue soddisfazioni ogni qualvolta le nostre azioni riescono. Giustiziare i cattivi alle spalle utilizzando il nostro machete (con una bella dose di gore sullo schermo), disattivare gli allarmi e provare a fare piazza pulita senza farci scoprire è sicuramente entusiasmante anche se, vedremo che a un certo punto la nostra copertura andrà quasi sempre a farsi benedire e ci troveremo nella solita caciara del combattimento a viso aperto.


A complicare le cose ci pensa una IA dei nemici, spesso deficitaria e non all'altezza della produzione. Oltre a reiterare gli stessi pattern di movimento i cattivi non brillano per astuzia e preferiranno, il più delle volte, attaccarci a testa bassa contando sulla loro superiorità numerica, oppure cercheranno di stanarci con delle granate ma, come se non bastasse, a volte riusciranno a vederci da lontanissimo mandando all'aria la nostra fase stealth, altre si mostreranno poco reattivi pur trovandosi vicinissimi a noi. Sicuramente un settore ampiamente migliorabile del gameplay.