Recensione Amiga
Titolo del gioco:
Darkmere: The Nightmare's Begun
Anno di uscita:
1994
Genere:
hack'n slash esplorazione
Sviluppatore:
Zero Hour
Produttore:
Core Design
Distributore:
-
Multiplayer:
no
Localizzazione:
Completa (audio & video)
Sito web:
Requisiti minimi:
CPU 68000 o superiore, 1 MB Ram
  • Ecco come si presentava il fronte della scatola del gioco
  • La locandina di Darkmere in tutto il suo splendore
  • Darkmere è stato sicuramente uno dei titoli che più è rimasto nel cuore degli amighisti
  • L'ultimo fotogramma della lunga e interessante introduzione. Che gli dei siano con te, Ebryn!
  • Comincia l'avventura. E già  ci viene impedito l'accesso a questa porta...
  • Per aprire le porte bisogna procurarsi le chiavi. Quali sorprese ci riserverà  questo ingresso?
  • Mmmm.. questi scheletri non lasciano presagire niente di buono. I segni del Darkmere sono evidenti in tutto il villaggio.
  • I mendicanti possono rivelarsi fonte di preziose informazioni. Ma anche no!
  • Per salvare una partita si utilizzano particolari 'pozioni del tempo a ritroso'
  • Il dettaglio degli interni lascia senza parole. Un ottimo lavoro da parte dei grafici Core.
  • La locanda di Tolk. L'oste può darci una mano, come scopriremo parlandoci..
  • Bisogna tenere sempre gli occhi bene aperti perchè alcuni oggetti utili (come queste chiavi) possono confondersi con l'ambiente circostante
  • Gli enigmi sono semplici ma per risolverli sarà  necessario girare in lungo e in largo la mappa
Redattore:  Simone 'BoZ' Zannotti                        Pubblicato il:  23/03/2006
Mentre spandeva fuoco e fiamme, Enywas guardava gli abitanti del villaggio fuggire terrorizzati: era grande e forte, ma trovò presto un uomo capace di fronteggiarlo..
Tutto ebbe inizio quando Enywas, un enorme drago, comparve nel regno degli umani al confine con quello degli elfi. Il drago seminò morte e distruzione lungo il suo cammino e gli umani, per lo più cittadini senza alcun mezzo di difesa, si dimostrarono presto incapaci di combattere una simile malvagità, cosicchè la loro stessa sopravvivenza fu a rischio.
Gli elfi non vedevano di buon occhio la condotta degli umani, da sempre irrispettosi e sfruttatori della propria terra, per cui si limitarono a controllare la situazione dalle loro case costruite sugli alberi, senza intervenire in loro difesa. Tutti tranne uno, Gildorn, il quale dopo aver tentato inutilmente di convincere il Consiglio degli Elfi ad adoperarsi decise di fermare personalmente il drago con l'aiuto di un suo grande amico: il mago Malthar.

Gilborn lasciò dunque la propria terra, ma prima di partire prese due oggetti: la sua spada forgiata col metallo irigorn, alla quale Malthar diede il potere di combattere il male, ed il cristallo divinatorio, ovvero il dono ricevuto alla nascita da ogni elfo e capace di prolungare indefinitivamente la sua vita.
Dopo un lungo viaggio, Gildorn e Malthar arrivarono infine alla tana del drago, nelle caverne sotto le Montagne Oscure, e qui l'elfo dopo una tremenda lotta nella quale molto sangue venne versato sconfisse finalmente la bestia. Dopo la morte di Enywas il regno degli umani attraversò un lungo periodo di pace e prosperità, e quando venne il momento di eleggere un nuovo Re il popolo non ebbe esitazioni: Gildorn doveva essere l'eletto. Gildorn accettò di buon grado l'incarico, ma il suo cuore lacrimava al pensiero di essere stato ripudiato dal suo popolo, quello degli elfi, per aver voluto aiutare gli umani a sconfiggere il loro male.

Un giorno Gildorn ritrovò nei dintorni della sua dimora una giovane e bella donna elfa, la quale purtroppo non ricordava niente del proprio passato se non il suo nome: Berengaria. Gilborn si prese cura di lei, e presto se ne innamorò. Dopo averla messa al corrente della sua storia decisero di sposarsi, e dopo il matrimonio vollero un figlio: Berengaria si recò allora nei boschi per partorire, come era tradizione tra il loro popolo, ma li sparì. Il Re la cercò ovunque ma ritrovò solo suo figlio, Ebryn, che era stato abbandonato in una piccola radura in buone condizioni di salute. La Regina non venne mai più ritrovata, e questo fece entrare Gilborn in un profondo stato di depressione.

Fu allora, in un momento così delicato, che giunse un nuovo terribile attacco da parte delle forze del male: orchi e draghi si riversarono furiosamente nelle terre degli umani e come un mantello nero e spettrale coprirono con grande rapidità tutto il regno. Povertà e miseria dilagarono inesorabilmente, e la gente stanca e spossata da tanta sofferenza iniziò ad abbandonare la propria terra. Al loro posto arrivarono ladri, mercenari ed assassini: nulla oramai sfuggiva al controllo del male, nulla sembrava poter fermare l'avanzata del 'Darkmere'.
Il giovane principe Ebryn tentò in ogni modo di arginare l'avanzata degli orchi, ma senza l'aiuto e l'esperienza del padre non ottenne grossi risultati. La gente continuava a fuggire, e a morire. Fu allora, quando tutto sembrava oramai perduto, che il vecchio Re Gildorn trovò dentro di se la forza per reagire. Egli convocò Ebryn, e dopo un discorso carico di sofferenza e di preoccupazione gli affidò il difficile compito di trovare Malthar e di sconfiggere assieme a lui le forze del male.
Prima di congedarsi dal figlio, Gildorn gli porse i due oggetti a lui più cari: la sua spada magica, con la quale in passato aveva sconfitto il grande drago, e il suo cristallo divinatorio, mediante il quale i due avrebbero potuto mantenersi in contatto. Ebryn raccolse il cristallo e la spada, salutò il padre con un lungo abbraccio e partì: la sua avventura aveva inizio.

E a questo punto ha inizio il gioco vero e proprio. Dal punto di vista del gameplay, Darkmere è una sorta di Hack'n Slash molto elementare ed 'esplorativo' a sfondo Fantasy che ci vedrà vestire i panni del principe Ebryn nella sua lotta contro le forze del male. Nonostante da alcune parti sia stato dipinto come un RPG, il gioco non ha in realtà nulla a che fare con questo genere, se non forse la possibilità di raccogliere ed utilizzare oggetti durante l'avventura.

Le terre visitate dal nostro eroe sono presentate con una visuale isometrica (Batman, Head over Hells, The Last Ninja...) senza scrolling, il che significa che 'sbattendo' da una parte dello schermo comparirà il blocco di mappa successivo. Questa tecnica potrà sembrare un po' antiquata per il 1994 - e forse lo è ma le locazioni e gli ambienti sono disegnati così bene che dopo un paio di partite non ci si fa davvero più caso. Le scelte cromatiche, nonostante l'utilizzo di soli 32 colori, sono sempre azzeccate e gli interni appaiono ricchissimi di dettaglio: ogni stanza presenta, oltre agli elementi 'di contorno', tantissimi oggetti che possono (e spesso devono) essere analizzati, raccolti ed utilizzati per poter poter avanzare nel gioco.

Entrando più volte in uno stesso 'blocco' di mappa possono comparire nemici ed altri personaggi sempre diversi: è forse questa l'unica critica seria che si può muovere al gioco, dato che rende il mondo creato dai programmatori un po' falso. L'I.A. dei nemici è minima: appena compaiono di fronte a noi ci vengono semplicemente incontro per menarci, ci attaccano restando a due centimetri dal nostro naso e non si allontanano minimamente neanche se stanno ormai per morire. Questo fatto è un po' scocciante dato che può capitare di restare bloccati dietro a un muro o ad un oggetto senza possibilità di spostarsi.

Per combattere bisogna tenere premuto il pulsante di fuoco e contemporaneamente muovere la leva del joystick (o del joypad se preferite NdBoZ) nelle 4 direzioni; in questo modo si ottengono 4 diverse 'mosse', compresa una per parare i colpi dell'avversario. Per fortuna - o purtroppo - si può effettuare continuamente e ripetutamente la stessa mossa per atterrare un nemico, senza che sia necessario spostarsi o cambiare tattica.
Oltrechè con i cattivi, avremo a che fare anche con NPC (Non Playing Characters, personaggi non giocanti) i quali in cambio di qualcosa ci daranno importanti informazioni od oggetti per poter proseguire nel nostro viaggio verso le Montagne Oscure.

L'interfaccia per la gestione degli oggetti è molto semplice da utilizzare: premendo una sola volta rapidamente il pulsante di fuoco (erano secoli che non utilizzavo questi termini.. NdBoZ) compare un menù mediante il quale si può accedere all'inventario ed analizzare gli oggetti presenti nelle immediate vicinanze; con lo stesso menù è anche possibile chiedere aiuto a Gildorn, ma per non più di 5 volte dato che ad ogni 'richiamo' il vecchio padre perde un po' della sua energia vitale.
Il sonoro, dulcis in fundo, presenta una colonna sonora introduttiva bella ma forse un po' troppo breve (se rapportata alla lunghezza dell'introduzione), e suoni che sfumano allontanandosi dalla sorgente.
Darkmere racchiude una storia avvincente e una grafica ineccepibile, ma il sistema di spostamenti "a blocchi", unito al respawn dei nemici e alla loro minima I.A., rovina un po' il gameplay. E' anche vero che nel 1994 non ci facemmo caso più di tanto - anzi, non ci facemmo caso proprio per niente - e forse ora non dovrei stare qui a parlarne, ma non posso esimermi dal pensare che con un poco più di lavoro sull'engine piuttosto che sulla grafica sarebbe potuto venir fuori un prodotto ancora migliore di quanto, chiariamoci, già non lo sia.
Il punto di forza di Darkmere è sicuramente la trama: da sempre i videogiochi ci hanno messo nei panni di eroi ed eroine (non le droghe.. NdBoZ) ma questa volta la situazione appare veramente disperata, ed è divertente ed intrigante vedere come stavolta riusciremo a salvare il regno...e la pelle. Il giocatore viene costantemente accompagnato da un'atmosfera cupa e tesa, resa molto bene dal comparto audio-video, e non mancheranno le sorprese a ravvivare di tanto in tanto l'azione.
Insomma, se state cercando un retro-game che possa ancora regalarvi delle emozioni, Darkmere potrebbe essere il gioco che fa per voi.
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