Tecmo Koei e Omega Force ci aiutano ad ingannare l'attesa di Dynasty Warriors 9 con un Musou leggero o poco piu'.
Un magico mondo la cui esistenza è legata al potere di una mistica Fonte è in pericolo: la Fonte stessa sembra infatti essere arrivata agli sgoccioli e solo l’intervento di un manipolo di eroi provenienti da altri luoghi e altri tempi può impedire la decadenza e la catastrofe. Evocati dalla principessa Tamaki, gli eroi si trovano dispersi su questo mondo magico e misterioso senza sapere inizialmente neppure il perché, né senza avere la possibilità di tornare ai propri mondi. Inizierà così la lotta per l’unificazione, giurando fedeltà a una delle tre fazioni in gioco: quella di Tamaki, quella di suo fratello Shiki o quella del loro cugino Setsuna.
In origine fu Dynasty Warriors, a questo seguì Samurai Warriors e poi tutti gli altri Musou, e non bisogna dimenticare il cross-over Warriors Orochi. Tanto basta per dire che non siamo certo al cospetto del primo esperimento di Tecmo Koei di unire personaggi provenienti da varie saghe in un unico titolo sfruttando la flessibilità e l‘immediatezza del suo filone più florido – il Musou, appunto. È così che sfruttando la storia [o storiella se preferite] di Tamaki, Shiki e Setsuna il team Omega Force mette insieme personaggi tratti dalle saghe sopra citate ma anche da Atelier Sophie, NiOh, Nobunyaga Ambitions[occhio alla “y”! È il gattone!], Ninja Gaiden, Dead or Alive, Toukiden, Kagero, Rio... e altre ancora. Ovviamente non parliamo del Roster al completo – scordatevi l’esercito smisurato di Warriors Orochi 3 – ma anche con 1-3 personaggi per saga la panchina risulta piuttosto lunga. Questa eterogeneità si trasmette poi nelle ambientazioni presenti nel gioco: sebbene l’isola incantata abbia un aspetto fiabesco, i vari scenari rispecchiano infatti i giochi prima menzionati; quando si tratta di mappe tratte da Dynasty Warriors o Samurai Warriors, allora saranno letteralmente “prese di peso” dal gioco originale, mentre per gli altri filoni si è proceduto con vari adattamenti. Dal punto di vista grafico assistiamo pertanto a un pot-pourri di stili, personaggi e strutture: sebbene l’utilizzo più o meno incidente del Cel-Shading contribuisca a rendere le differenze meno marcate, è comunque innegabile che vedere accanto i Puni di Atelier e gli Oni di Toukiden sia un po’ grottesco.
D’altro canto è difficile muovere critiche al team di sviluppo per quanto concerne la grafica, visto che siamo al cospetto del Musou che è riuscito a mettere su schermo il quantitativo più elevato di truppe contemporaneamente, il tutto in maniera fluida e senza ricorrere a tragiche riduzioni di dettaglio: qualcosa, insomma, che faccia ben sperare anche per produzioni più “serie”, come l’attesissimo Dynasty Warriors 9. Gradevole, seppur senza eccessi, anche l’aspetto sonoro: le musiche sono numerose e coprono vari stili, a seconda dell’ambientazione. Un’unica nota ci ha lasciato perplessi: la musica del debriefing ha un certo non so ché di “bucolico” che mal si lega al concetto di un gioco di battaglie; per essere più precisi, trasmette piuttosto l’idea di una valle tirolese dove saltellano allegre le pecorelle… Il gioco è disponibile coi testi in lingua Inglese e i doppiaggi in lingua originale: questa è Giapponese per praticamente tutti i personaggi, con un’unica importante eccezione in William di NiOh, il quale parla in inglese – come nel suo gioco, dopotutto.
Warriors All-Stars propone un’unica modalità di gioco, lo Story Mode: la scelta del personaggio iniziale – tra 12 – influenzerà la fazione a cui aderiremo tra Tamaki, Shiki e Setsuna, ma già durante la prima missione saranno aggiunti altri eroi. Il genere Musou, per chi non lo conoscesse, propone di combattere delle battaglie contro eserciti di nemici “minori” – di quelli cioè che vanno giù dopo appena due o tre colpi – nel tentativo di conquistare determinate basi e sconfiggere i boss, cercando nel contempo di evitare la disfatta personale o delle proprie postazioni chiave. I comandi di base sono pertanto quelli classici del brand: attacco normale, attacco potente, attacco Musou (è disponibile dopo aver riempito la relativa barra e rende il PG temporaneamente invulnerabile), salto e parata, questi ultimi combinabili per effettuare schivate o rotolate. La novità più importante del capitolo è la gestione della Bravery, una sorta di livello-personaggio relativo unicamente alla missione in corso. Laddove infatti il livello vero e proprio del PG stabilirà i valori di base di Vita e Attacco nonché le combo disponibili, la Bravery inizierà sempre dal primo gradino migliorando sensibilmente le prestazioni nell’arco della missione. Si tratta invero di un’innovazione interessante: “pompare” il PG è sempre e comunque utile, ma gettarsi a capofitto contro il Boss all’inizio di una missione potrebbe non essere una buona politica visto che il divario di Bravery lo renderebbe decisamente ostico. Ad ogni modo, sconfiggere ufficiali o completare sub-quest nell’arco della missione contribuirà considerevolmente ad incrementare la Bravery.
Un’altra novità, il cui scopo però rimane circoscritto alla natura “festaiola” di questo capitolo, è la possibilità di entrare in modalità Musou Rush: così facendo si avrà la possibilità di falciare un quantitativo pressoché infinito di nemici entro un tempo limitato, una sorta di “parentesi” nell’arco della missione che però potrà farvi guadagnare un bel po’ di Bravery. Infine, scenderete in battaglia portando con voi fino a 4 gregari che potranno essere attivati in due modi diversi spendendo gli appositi gettoni-skill: assumendone temporaneamente il controllo diretto oppure facendo eseguire loro il proprio attacco Speciale. Superati i primi scontri introduttivi ci troveremo così a poter scegliere la missione da affrontare selezionandola da una mappa: alcune hanno lo scopo di sbloccare nuove aree del territorio, altre sono necessarie per rendere disponibili nuovi eroi, altre ancora forniscono denaro e materiali con cui potenziare le carte. Questi sono oggetti che potrete equipaggiare ai personaggi per migliorarne le caratteristiche: le carte sono specifiche per eroe e si sbloccano con l’uso dello stesso o svolgendo sub-quest per suo conto.
Alcune missioni, infine, permetteranno alla trama di progredire: le storyline principali, come s’è detto, sono tre, ma a seconda dei personaggi che inserirete nel roster si potranno palesare anche trame secondarie, alcune delle quali porteranno a finali alternativi. Ciò implica che, una volta iniziata l’avventura, starà a voi la scelta se puntare dritti al finale, raggiungibile quindi dopo una manciata di scontri, o se soffermarvi nella ricerca, nell’upgrade e nello sblocco di altre storyline. Soprattutto, potrà impegnarvi a lungo l’idea di rafforzare tra loro le affinità e le amicizie tra i personaggi, cosa che sbloccherà speciali siparietti.
Quello che manca in Warriors All-Stars è però una profondità concettuale: il gameplay, pur essendo come sempre immediato, frenetico e divertente, manca di tutte quelle opzioni e sottigliezze che hanno caratterizzato le ultime produzioni di Omega Force (per dirne una, non avremo neppure i cavalli!). Un titolo, insomma, il cui unico scopo è quello di “festeggiare” un po’ il brand e ingannare l’attesa di Dynasty Warriors 9: potrebbe anche costituire una porta d’ingresso per i neofiti, magari fan di altre saghe di cui ritroveranno i protagonisti, ma in generale ci aspettiamo di meglio dal futuro.
Modus operandi: abbiamo testato e valutato le caratteristiche del nuovo lavoro del genere Musou, ad opera di Omega Force, attraverso un codice datoci da Koch Media Italia.
Allegro, frenetico, vario nell’offerta del roster, con una triplice trama dalle molteplici diramazioni, all’atto pratico Warriors All Stars risulta essere un titolo di transizione e di “festeggiamento” in attesa di produzioni più serie e curate. Ideale per ingannare l’attesa, ma poco di più…