La guerra di Bosnia Erzegovina del 1992 vista dagli occhi di alcuni uomini, donne e bambini che dovremo cercare di far sopravvivere.
Il nostro media preferito ha visto negli anni un fiume di titoli che hanno permesso la sua evoluzione, nel bene e nel male. La sua bellezza sta proprio nella molteplicità di generi, trame, contenuti e originalità di espressione, quest'ultima proveniente in gran parte dal mondo dello sviluppo indipendente.
La forza del videogioco, e del suo linguaggio, è quello di poter contare su temi, ambientazioni e meccaniche di gioco praticamente infiniti dove il limite è dettato dell'immaginazione e dall'inventiva degli sviluppatori (e dalle risorse tecniche a disposizione -NdCJ).
Ogni guerra rappresenta e rappresenterà il picco più basso a cui il genere umano può andare incontro: sopraffare l'altro per infimi interessi personali ed economici è qualcosa che ancora oggi non si riesce a comprendere. Di mezzo ci andranno le persone “normali”, che hanno avuto la sfortuna di trovarsi (o essere nati) nel posto sbagliato e nel periodo sbagliato.
La guerra nella regione ex-jugoslava della Bosnia ed Erzegovina (6 aprile 1992 - 4 dicembre 1995) causò molte morti. Una delle assurde motivazioni, oltre a quelle economico-politiche-militari, furono le diversità culturali e di religione. La triste pulizia etnica eseguita sui civili dalle forze serbe nella Bosnia Orientale è stata una delle nefandezze più terribili che la nostra storia contemporanea ha dovuto testimoniare. Diverse città furono assediate – come quella, purtroppo famosa, di Sarajevo (dove Zeljko Juric e Samir Ribic, gli autori del famoso emulatore di ZX Spectrum per MS-DOS Warajevo,svilupparono il loro programma sotto le bombe e il tiro dei cecchini, in mezzo a privazioni inenarrabili -NdCJ) - ed i cecchini posti in punti strategici delle città non si facevano scrupoli ad uccidere persone innocenti, bambini, anziani e semplici cittadini.
Questo lungo preambolo introduce l'ambientazione e le tematiche di This War of Mine di 11bit Studios uscito su PC nel novembre del 2014, poi annunciato per console di nuova generazione e pubblicato il 29 gennaio di quest'anno con il suffisso aggiuntivo The Little Ones, che introduce i bambini e il loro mondo all'interno della cruda e terribile realtà delle città assediate. LA TRISTE REALTA' DI UNA CITTA' ASSEDIATA
Non c'è un'introduzione animata ad accoglierci. Entreremo in medias res all'interno di un universo duro e difficile dove tra le poche opzioni possiamo scegliere uno dei tre gruppi di tre cittadini a disposizione (altri verranno sbloccati più avanti) o di creare la nostra storia, attraverso un editor abbastanza sfaccettato, comprendente diverse personalizzazioni che abbracciano i cittadini, la mappa, la durata e il grado di ostilità del conflitto - espressa in giorni -, la rigidità dell'inverno e altre ancora che avranno un reale impatto sul gioco dandoci esperienze sempre diverse.
Una volta effettuate le nostre scelte ci troveremo all'interno di un rifugio malridotto e abbandonato che dovremo cercare di rendere confortevole, caldo e ospitale reperendo attrezzi, materiali, componenti, medicine, cibo e altro per riuscire a sopravvivere nei giorni che seguiranno.
Il lavoro svolto dallo sviluppatore polacco è preciso e molto meticoloso, facendoci immedesimare nella terribile difficoltà fisica e psicologica di vivere all'interno di un conflitto e nello stesso tempo di fabbricarsi da soli tutto l'occorrente per vivere, oppure uscire dal proprio rifugio in cerca di provviste, tra mille pericoli, per poi condividerle con gli altri in modo da migliorare il rifugio stesso creando nuovi oggetti che torneranno utili più avanti.
Quello che il gioco sbatte in faccia senza pietà al giocatore sono la paura, la sofferenza di non riuscire ad andare avanti: avere il cibo sufficiente per mangiare o la possibilità di medicarsi se si contrae una malattia, attrezzi e materiali necessari per potersi costruire letti, sedie, poltrone, fornelli per cucinare e molti altri “strumenti” importanti come una pala, un piede di porco, un grimaldello. E questo è solo l'inizio! Sarà possibile più avanti migliorare il proprio “laboratorio” e crearne altri per scopi specifici come distillare l'acqua per ottenere l'alcol per utilizzo medico o confezionare sigarette (Eh già! Il vizio del fumo può essere una forma di sollievo non facendo pensare alla guerra per un po. -ndR). Senza svelarvi troppo di tutti gli oggetti realizzabili, avremo la possibilità di costruire una trappola per topi per ottenere un po' di cibo in più; proprio così, perché quando si soffre la fame il disgusto può essere soppiantato dall'istinto di sopravvivenza.
IL GIORNO E LA NOTTE
Il gioco si divide in due parti distinte: il giorno, a carattere prettamente gestionale, vede l'uso degli attrezzi e dei materiali, del cibo e delle medicine a disposizione, nell'intento di rendere confortevole (se così si può dire) il proprio rifugio, tenendo alto il morale di tutti. Un aiuto sarà costituito da qualche buon libro – che può essere usato come combustibile per il fornello e la stufa – e dal costruire la radio che non solo potrà allietare tutti con un po' di musica, ma soprattutto ci aggiornerà sulla situazione della guerra e dell'economia di Pogoren(la città immaginaria dove è ambientato il gioco, un chiaro riferimento a Sarajevo -ndR) e sulle condizioni atmosferiche, nella speranza che non arrivi in anticipo l'inverno.
Una volta che la giornata volge al termine, si passerà alla fase notturna dove uno degli attuali sopravvissuti dovrà per forza di cose uscire fuori per rovistare in alcuni luoghi indicati sulla mappa, la quale inoltre mostra cosa potremo trovare e la presenza di possibili pericoli. Infatti conviene sempre portare con voi una pala e un grimaldello per rimuovere le macerie più velocemente e aprire alcune porte chiuse a chiave.
Purtroppo vi consigliamo anche di avere con voi un coltello e, se siete riusciti a costruirla o ad ottenerla, una pistola. Là fuori si potranno trovare persone in preda alla paura, che possono reagire pericolosamente se rovistate nelle loro case o nel loro territorio, fino a veri e propri banditi che non si fanno scrupoli a puntarci l'arma contro. A noi starà la scelta se scappare con pochi oggetti trovati o averne di più affrontadoli, ma a spese di vite umane! Le scelte morali non si faranno attendere...
FARE I CONTI CON LA PROPRIA UMANITÀ Quello con cui avremo sempre a che fare saranno le scelte le quali determineranno la sopravvivenza di ogni componente del gruppo. Durante il giorno qualcuno ci verrà a bussare alla porta per poter barattare i suoi oggetti con i nostri. Ma come nella realtà alcuni di essi sono più importanti di altri, quali le medicine, le bende, il cibo, l'alcol e le armi. Questi avranno un valore più alto e sono quelli che, per un motivo o un altro, saranno sempre scarsi! Dare via una parte di cibo per ottenere quei materiali mancanti per migliorare un laboratorio o per costruire quella sega per spezzare le grate che ci dividono da un bel bottino? O, magari, aiutare un “vicino” che ha difficoltà a reperire un fucile per difendersi o proteggere maggiormente la sua abitazione? Starà a noi decidere...
Durante la notte le scelte saranno ancora più dolorose: potremo entrare in una casa familiare abitata e, volendo, portare via cibo, medicine, attrezzi e quant'altro per rifornire il nostro frigorifero e costruire oggetti utili a migliorare il proprio tenore di vita. Ma saremo veramente contenti? Mors tua vita mea?
Portare via cibo e medicine nell'ospedale della città dove si curano i civili feriti può essere un atto terribilmente egoistico, ma se stiamo morendo di fame e dobbiamo curare uno dei nostri che è ferito o malato? Oppure uccidere una persona o un bandito, con un coltello o un'arma da fuoco, a sangue freddo per ottenere quegli oggetti atti a migliorare il rifugio o per pura sopravvivenza, o magari per il cibo che scarseggia? Tante sono le possibili soluzioni, le quali portano a conseguenze. Se, ad esempio, nell'ospedale abbiamo rubato gran parte del cibo e medicine, che servono ad aiutare i civili, verremo visti come nemici e quindi a rischio di morte.
La sopravvienza e la fame saranno sempre li accanto a noi, i padroni da servire. Saremo in grado di contrastarli o di combatterli? La bellezza (se così si può dire -NdCJ) del gioco è proprio questa: farci sentire quella sofferenza e quella paura nel cercare di sopravvivere ogni giorno di più senza far morire nessuno fino alla fine del conflitto. Ce la faremo? E se sì, a quale prezzo?
Se selezioniamo uno dei personaggi ci verranno mostrati gli stati d'animo in base alle azioni significative effettuate, con il loro punto di vista e le loro sensazioni, in base alla loro personalità e a ciò che facevano prima che scoppiasse la guerra. Inoltre la loro intelligenza semplice, ma ottimamente implementata, gli permette di parlare ed esprimere pensieri in base alla situazione di disagio o positiva. Se ci sono libri, musica o se il cibo non scarseggia la felicità aumenta; al contrario possiamo leggere in loro sentimenti di paura, di tristezza che vanno a riflettersi anche sul fisico. Da questo punto di vista l'immersività è davvero forte e toccante.
Se morirà un membro del gruppo il gioco andrà avanti fino a quando non moriranno tutti. Dopodiché sarà game over. Ci verranno mostrati i giorni salienti dove abbiamo svolto azioni importanti ed anche in quelli dove purtroppo abbiamo subito le morti.
This War of Mine: The Little Ones ha 29 trofei, suddivisi in 11 di Bronzo, 12 d'Argento, 5 d'Oro e l'ambito Platino.
Ottenerli tutti non sarà molto complicato, ma servirà sperimentare diverse situazioni e realizzare alcune richieste come quella di esplorare tutto il rifugio, aiutare una persona in difficoltà, resistere un determinato numero di giorni senza far morire nessuno, soddisfare tutta una serie di richieste legate ai bambini sia nel proprio rifugio che in un luogo esterno ed altro ancora che lasciamo a voi il piacere di scoprire.
Il titolo 11bit Studios è disponibile sia su PS4 che su Xbox One in formato digitale e cartaceo al prezzo di €29,99.
UNA VISIONE D'INSIEME SEMPLICE MA EFFICACE
Dal punto di vista tecnico This War of Mine: The Little Ones è stato realizzato con uno stile grafico che assomiglia a quella di un fumetto, quasi a tinte pastello. Non ci troviamo davanti ad un opera graficamente complessa o chissà con quali artifici tecnici. Il suo fascino è quando la grafica va ad unirsi alla struttura di gioco; non troveremo mai uno schizzo di sangue o violenza gratuita. Basta già l'eccezionale contesto con cui gli sviluppatori hanno condito l'azione, quella si che è realistica. La colonna sonora è quasi minimale, con pochissimi brani ma terribilmente efficace; basta quella in-game per dare una sensazione di pesantezza, e al contempo la speranza di far sopravvivere tutti fino alla fine del conflitto.
Il gioco gira ad una risoluzione di 1080p aggiornata a 60 fotogrammi al secondo, quasi sempre stabili, anche se in più di un'occasione abbiamo sperimentato inaspettati cali di frequenza a nostro avviso inspiegabili visto la struttura bidimensionale del gioco.
Le animazioni dei sopravvissuti sono molto pulite e fluide; fantastiche quelle in cui compaiono dei bambini - potremo giocare e condividere il loro universo “innocente e puro” lontano da guerra, odio e da sentimenti negativi. Farli giocare sull'altalena (opportunamente costruita) o vederli giocare da soli gli permette di essere felici nonostante la durezza e il terribile contesto in cui devono per forza vivere. Da questo punto di vista loro hanno tanto da insegnarci!
Una cosa che non ci è piaciuta è la selezione automatica delle icone a schermo sia di giorno che di notte, non sempre precisa, laddove se ne presentino diverse insieme. Ad esempio, se scegliamo uno dei cibi a disposizione o quando si interagisce con i bambini, bisogna trovarsi per forza in una determinata posizione. Per carità, dopo un po' di pratica ci si abitua, ma abbiamo trovato l'azione poco comoda. Qui si fa sentire la differenza tra pad e il duo mouse e tastiera. Per il resto il tutto funziona piuttosto bene.
Il gioco non ha nessun problema strutturale di rilievo, ma la sua natura gestionale e di sopravvivenza può non piacere a tutti se pensiamo in quale duro contesto è ambientato nonché una difficoltà un po' superiore alla media. Ma vi invitiamo a vivere quest'esperienza davvero originale e molto impegnativa che vi accompagnerà attraverso scelte morali difficili, proprio simili a quelle di chi ha vissuto davvero quel dramma.
Modus Operandi: abbiamo potuto sperimentare le problematiche giornaliere e notturne dei sopravvissuti grazie ad una copia promozionale gentilmente inviataci da Koch Media Italia.
Giudicare This War of Mine: The Little Ones non è affatto facile. Dalla sua ha una rappresentazione della guerra, all'interno di una città assediata, molto realistica e cruda esponendoci a fare delle scelte difficili che dipendono da tanti fattori legati alla propria umanità e all'istinto di sopravvivenza. La struttura gestionale e di reperimento delle provviste costringe e sforza il giocatore a creare una strategia che permetta di far sopravvivere il gruppo più a lungo possibile. Ciò lo rende un titolo non adatto a tutti, data la sua difficoltà superiore alla media.
Per il resto ci troviamo di fronte ad una autentica esperienza che ci farà riflettere sul significato assurdo della guerra e di quali sentimenti possono invadere una persona sbattuta in un contesto di vita prima presente solo nella sua più lontana immaginazione.