Il nuovo gioco dello studio polacco 11 bit Studios (che si è fatto conoscere al pubblico con This War of Mine) si avventura su scenari assolutamente nuovi, puntando più a una componente psicologica che gestionale o action. In realtà i ragazzi di Varsavia non sono nuovi a questo tipo di storie poggiate su realtà alternative: ne è esempio l'ottimo Frostpunk e l'eccellente Frostpunk 2 dove abbiamo seguito le vicissitudini di un'intera popolazione in una sorta di realtà parallela. Una tendenza a favorire storia e narrazione a discapito di una parte action sempre più marginale: concetto questo acuito ancor di più in questo The Alters che, attingendo a piene mani dalla letteratura e dal cinema, ci mette di fronte alla domanda esistenziale più dirompente e più pericolosa: "cosa sarebbe successo alla nostra vita se a un certo punto avessimo intrapreso un sentiero diverso"?
È sicuramente un tema importante, particolarmente spinoso, perché da un lato la risposta al quesito spiega la situazione attuale, dall'altro ci trascina in un complesso di rimorsi e rimpianti che minerebbero a lungo andare la stabilità di chiunque. Ma ogni parte della nostra vita ha influito su quello che ne è venuto dopo, in una sorta di Butterfly Effect (come non ricordare il film del 2004) che dimostra una fitta rete di connessioni insite non solo all'interno di una persona ma anche estese a coloro che si relazionano con lui: ogni evento è connesso ad un altro e intervenendo in uno degli snodi principali è possibile deviare il percorso di una persona. Le possibilità inoltre sono infinite, ricordate l'alieno Griffin che riusciva ad analizzarle tutte in Men in Black III ?
In The Alters il protagonista è Jan Dolski un "normalissimo" operaio ingaggiato dalla Ally Corp per andare in missione, nello spazio profondo alla ricerca di un nuovo e rarissimo minerale, il Rapidium che, a quanto pare, è dotato di proprietà molto particolari. Naturalmente, come capita di solito in questo tipo di giochi, qualcosa non va per il verso giusto e un atterraggio un po' brusco sul pianeta di destinazione provoca la morte di tutto l'equipaggio a parte noi. Dopo un piccolo percorso, utile per cominciare a prendere confidenza con i comandi, giungiamo alla stazione spaziale, una gigantesca ruota con uno spazio modulare all'interno che era destinata alla nostra spedizione. Siamo soli, su un pianeta sconosciuto anche se apparentemente disabitato e con una radio malfunzionante che trasmette solo per il tempo necessario a dirci che siamo in pericolo e che dobbiamo tagliare la corda da quel posto quanto prima: il pianeta su cui ci troviamo infatti è posizionato in un sistema a tre soli, quindi profondamente instabile, che rischia da un lato di bombardarci di radiazioni, motivo per il quale non possiamo trascorrere all'esterno più tempo del consentito, dall'altro di regalarci un'alba tipo quella di Crematoria in The Chronicles of Riddick.
La nostra base è formata da un sistema modulare con tanti mini container che compongono le varie stanze comunicanti tra loro grazie a degli ascensori. Ogni ambiente ha uno scopo, ovviamente diverso, dalla sala del computer quantico alla camera da letto dove riposare (e salvare la partita), e più avanti il Workshop utile per costruire nuove attrezzature, il Womb (stanza chiave di tutto il gioco), magazzini, cucine e così via. Si parte da una configurazione minima ma poi recuperando risorse si potranno aggiungere nuovi moduli, ingrandire tutta la base, ricollocare quelli esistenti e così via in una sorta di tetris dove fare incastrare i vari cubi che compongono gli ambienti. Uno dei parametri immediati del nostro protagonista è sicuramente la stanchezza ma andando all'esterno dovremo buttare un occhio alle radiazioni, più forti in determinate aree che in altre e che ci costringeranno più volte a lasciare perdere l'esplorazione per ritornare alla base.
Dal menu di gioco, accessibile con il tasto select del controller (abbiamo optato per quello Xbox su PC), potremo accedere a varie opzioni: la base overview ci mostra una visione d'insieme delle varie stanze, production invece ci evidenzia gli oggetti che (in base alle risorse e alle nostre capacità) potremo realizzare, storage ci mostra ovviamente le scorte, tasks le missioni (principali e secondarie) e manual è un bel riepilogo di tutte le varie scoperte che faremo man mano. Abbiamo volutamente tralasciato l'opzione Alters che merita un discorso a parte.
Il mondo esterno è assolutamente disabitato: non incontreremo anima viva per tutto il gioco e quindi dovremo relazionarci solo con le condizioni meteorologiche (fondamentalmente ininfluenti) e con le radiazioni e, più avanti, anche con alcune "anomalie". L'obiettivo è quello di esplorare la varie aree per estrarre materiale organico e minerali che possono servirci per le nostre creazioni. Inizialmente la nostra stazione spaziale è guasta e dovremo ovviamente ripararla, poi dovremo spostarla continuamente per resistere alle radiazioni finché non saremo in grado di svignarcela da quell'inferno. Manco a dirlo il materiale più prezioso da estrarre è il Rapidium che, manco a dirlo, è la corretta moneta di scambio per coloro che potrebbero (e dovrebbero) soccorrerci ma per i quali la vita del nostro equipaggio e la nostra stessa vale meno del due di briscola (ahhh queste multinazionali... -NdR).
Potremo anche impiantare delle piccole centrali di estrazione, ma per farlo dovremo usare uno scanner del terreno che cercherà una parte del suolo più ricca di minerali semplicemente posizionando dei vari sensori e poi guardando se abbiamo fatto centro: in linea di massima l'uso dello strumento è abbastanza laborioso e confusionario e si finisce per procedere per tentativi un'area dopo l'altra. Una volta posizionata la centralina di estrazione questa andrà connessa con dei piloni alla nostra base: da un lato in questo modo ci eviteremo il trasporto manuale delle risorse, dall'altro potremo utilizzare le varie stazioni di estrazione come viaggi rapidi da un punto all'altro. Inoltre nei livelli più avanzati il posizionamento dei piloni, visti gli ostacoli del terreno si trasformerà in un minigioco dove dovremo risolvere piccoli enigmi ambientali.
In realtà la superficie del pianeta ci mette in pericolo molto poco, sicuramente per la mancanza di forme di vita ostili che avrebbero aggiunto un po' di pepe all'esplorazione. Più avanti potremo disporre di una pistola che utilizzeremo esclusivamente per rimuovere ostacoli nel terreno che ci impediscono di andare avanti. Il nostro protagonista sarà in grado di correre, arrampicarsi e scendere dalle rupi ma non capiterà praticamente mai che si faccia male da solo. Le aree con il Rapidium invece sono spesso circondate da vere e proprio fucine di radiazioni che da un lato ci permetteranno un'estrazione più veloce (anche se montiamo le varie centrali dovremo comunque estrarre manualmente), dall'altro metteranno a dura prova la resistenza della nostra tuta costringendoci a rientrare in fretta alla base. Particolarmente singolare il sistema di salvataggio che si attiva esclusivamente durante il nostro riposo notturno e che scandisce le giornate una dietro all'altra. Il tempo è quindi il nostro nemico peggiore dal momento che, come in tutte le produzioni 11 bit Studios per la verità, ci obbliga a compiere determinate azioni in un range ben definito (anche se comunque ampio in questo caso) per permetterci di andare avanti.